And Now
Ladies and Gentlemen, the Man that can Fly...
Michael
"Air" Jordan!!!
Visto la completezza delle biografie presenti in questo sito di personaggi di
primo piano del mondo NBA, come Reggie Miller, Shaquille O’Neal, Hakeem
Olajuwon, Patrick Ewing e Magic Johnson (solo per citarne alcuni), mi sembrava
piu’ che doveroso rimettere a nuovo la sezione dedicata al giocatore che,
secondo molti, e’ considerato il piu’ forte di tutti i tempi: Sua
Maesta’ l’Alieno Michael “Air” Jordan. Qui’ di
seguito troverete la sua storia completa in ogni sua parte: dalla High School,
ai primi 3 titoli, ai ritiro, al ritorno, agli altri 3 titoli vinti e poi il
secondo ritorno in maglia Wizards… Un avviso a tutti: la biografia e’
abbastanza lunga, prendetevi il vostro tempo per leggerla e “gustatavi”
ogni momento e ogni prodezza della vita cestistica di MJ. Buona lettura e Visione!
MJ si allena nel suo primo sport preferito: il baseball.
La storia del piu’ grande giocatore di Basket del mondo inizio' il 17
Febbraio 1963 a Brooklyn, New York, dove i signori Jordan si erano trasferiti
per esigenze di lavoro. Infatti James, padre di Michael, lavorava per una societa'
elettrica (General Eletric) che gli aveva commissionato un lavoro proprio nella
Grande Mela e fu qui' che sua moglie, Deloris, diede alla luce sua Maesta'.
Terminato il lavoro, quando MJ aveva circa 3 anni, la famiglia torno' dove aveva
sempre vissuto ovvero nel North Carolina e per la precisione nella citta' di
Wilmington. Il piccolo Michael fu da subito attivo nel mondo dello sport e la
sua prima passione fu per il baseball. Era un ottimo lanciatore che, se paragonato
agli altri ragazzini della sua eta', sembrava avere tutte le carte in regola
per diventare un ottimo giocatore. Pero' non c'era solo il baseball nella sua
vita: con suo fratello, Larry, si ricava spesso e volentieri al campetto dove
partecipava ad interminabili sfide di uno contro uno. Larry era piu' alto di
Michael cosi' finiva sempre per vincere. Ricordiamo che Larry portava proprio
il numero 45 e MJ quando entro' nella NBA scelse il 23 perche' era il numero
piu' vicino alla meta' di 45.
Il primo "amore" verso le sfide nacque proprio da questa situazione: determinato
a battere il fratello inizio' a trascorrere sempre piu' tempo con la palla a
spicchi tralasciando cosi' il diamante. Grazie ad allenamenti di ogni tipo riusci'
nell'impresa ma le sfide non erano finite. Al secondo anno di High School decise
di provare ad entrare a far parte del Team del Liceo (la Emsley Laney H.S.)
ma l'allenatore, alla vigilia del campionato scolastico, dopo averlo testato
in allenamento, decise di tagliarlo perche' a suo parare non ancora maturo per
scendere in campo con una squadra. Jordan lesse e rilesse i nomi dei giocatori
convocati dal Coach ma quando si rese conto che il suo non c'era, e che non
era uno sbaglio, fu un grosso smacco per lui.
Gia' alla H.S. il suo numero di maglia era il 23.
MJ pero' non si demoralizzo', anzi continuo' ad allenarsi e a migliorare ogni
suo movimento perche' ci avrebbe riprovato l'anno successivo. La natura segui'
il suo corso e cosi', oltre a migliorarsi nel gioco, in un'estate Michael passo'
da 5'11'' a 6'3'' ovvero da 179 a 190 centimetri. Grazie alla sua "nuova" altezza,
ma soprattutto anche ad una tecnica raffinata in ogni aspetto, Jordan riusci'
nell'impresa e quindi da Junior il suo nome entro' a far parte della lista per
la squadra del Liceo. Disputo' un'annata di alto livello, per questo fu chiamato
a far parte del Five-Star Camp di Pittsburgh ovvero un camp a cui prendono parte
i migliori prospetti dei licei americani. La stagione seguente prosegui' la
sua crescita ma alla fine dell'anno, quando compro' il Street&Smith's (ovvero
un libro dove sono raccolti statistiche e retroscena dei 100 migliori liceali
degli States pronti ad entrare a far parte di un college), subi' un altro "affronto":
il suo nome non era presente nella lista del prezioso manuale appena acquistato.
Lo scouting di allora non era ai livelli (forse eccessivi) di quello di oggi
e AJ, che giocava in una lega non molto importante, non era entrato a far parte
dei "radar" degli Scout dei College piu' importanti e prestigiosi. Proprio per
questo motivo Universita' di "grossa fama" (UCLA, GeorgeTown, Viginia e la stessa
North Carolina State) non lo presero nemmeno in considerazione. Invece si accorse
di lui Norh Carolina che gli offri' una borsa di studio. Michael accetto' la
proposta ed entro' a far parte del team allenato da un santone del basket ovvero
Dean Smith , uno dei piu' grandi coach di tutti i tempi.
Solitamente a North Carolina i giocatori al primo anno (freshman) vedono il
campo per pochi minuti a partita e "sgobbano" molto piu' degli altri ma MJ era
gia' talmente sviluppato che rapi' lo stesso Dean Smith. Quest'ultimo infatti
non non pote' resistere e lo proietto' nello startin lineup e fu ripagato delle
fiducia accordata a sua Maesta' che nella stagione 1981/82, in 34 partite di
utilizzo concluse, con: 13.5 punti, 4.3 rimbalzi, 1.7 assists e 1.2 palle rubate
ad incontro. Divento' il terzo Tarhell (cosi' si chiamano i giocatori di North
Carolina) nella storia dell'Ateneo a scendere in campo come titolare gia' da
freshman in tutte le partite e venne premiato con l'ACC (Atlantic Coast Conference)
Rookie of the Year 1982. La prestazione piu' esaltate fu sicuramente nella finale
del torneo NCAA dove MJ mise a segno il primo dei suoi tanti tiri decisivi per
vincere una partita (o, come in questo caso, chiudere una serie): UNC si trovava
sotto di 1 punto ed aveva palla in mano con 18 secondi sul cronometro; Smith
chiamo' Time Out incaricando Jordan (nonostante fosse un giocatore al primo
anno) di prendersi il tiro della vittoria; una volta tornati sul terreno di
gioco MJ esegui' alla perfezione lo schema disegnato dal Coach e, allo scadere,
mise a segno il tiro che decreto' la sconfitta di Georgetown e la vittoria di
North Carolina.
Nel 1982/83 Jordan, che ormai era noto a tutti per il suo basket "aereo", concluse
l'annata per la prima volta in carriera in testa ad una classifica marcatori.
Fu il miglior realizzatore della ACC con 20 punti di media (53.5% dal campo)
ai quali aggiungeva 5.4 rimbalzi, 2.1 palle rubate e 1.5 assists. Anche se non
riusci' piu' a ripetere l'impresa della vittoria del titolo NCAA venne comunque
nominato NCAA College Player of The Year del 1983 ed il suo nome appariva nel
primo quintetto All-America (quintetto ideale composto dai migliori liceali
di tutti gli States). L'anno successivo (1984) ricevette nuovamente gli stessi
trofei e a questi aggiunse il James Naishmith Award e il John Wooden Award.
Le sue cifre da Junior parlavano di 19.6 punti (55.1% dal campo - nuovamente
miglior realizzatore della ACC), 5.2 rimbalzi, 2 assists e 1.6 palle rubate.
Il titolo NCAA non arrivo' di nuovo ma UNC era fra le squadre piu' quotate per
la vittoria del trofeo dell'annata successiva. Jordan era determinato a restare
anche da Senior per portarsi a casa il prestigioso premio ma Dean Smith lo convinse
che era pronto per fare il grande salto e che doveva passare alla NBA. Restare
nella NCAA per lui non aveva senso e poteva essere dannoso: era gia' considerato
uno fra i migliori prospetti di College e se nella stagione 1984/85 si fosse
fatto male avrebbe solamente perso quotazioni al Draft. Ascoltando Smith decise
di inserire il proprio nome fra quelli eleggibili per il Draft.
Il Draft del 1984 sarebbe rimasto nella storia della NBA e ancora oggi tutti
ne parlano per quello che accade. La squadra che prima della serata del Draft
aveva mostrato piu' interessamento verso AJ era quella dei Philadelphia 76ers
e non nascondevano di essere pronti a farne la quarta scelta assoluta. Le speranze
di Philly passarono attraverso Houston (che alla ricerca di un centro presero
Akeem Olajuwon) e Portland (gia' fornita nel settore
guardie punto' su Bowie tralasciando Jordan..) ma i sogni della Citta' dell'Amore
Fraterno si infransero quando con il numero 3 a scegliere furono i Chicago:
venne fatto il nome di MJ e cosi' sua Maesta' entrava di fatto nel mondo della
NBA. Lo sbaglio della decisione effettuata da Portland, ed il rimpianto per
averla fatta, assunse dimensioni colossali a pari passo con la crescita della
fama di Jordan, i suoi trionfi nelle statistiche individuali e i suoi titoli
Nba vinti.
il primo di tanti trofei: Rookie of The Year 1985.
Prima di esordire in maglia Chicago, nell'estate 1984, prese parte ai giochi
olimpici come membro della Squadra Nazionale Americana (all'epoca potevano farvi
parte solamente i giocatori di college). Sotto la guida di Bobby Knight trovo'
compagni di primissimo livello del calibro di
Patrick
Ewing e Chirs Mullin. Gli Stati Uniti vinsero l'oro con 8 vittorie su 8
partite disputate e MJ chiuse come il miglior realizzatore del Team con 17.1
punti a partita. Le sue imprese migliori furono i 14 punti contro la Cina, i
20 contro il Canada e i 16 contro l'Uruguay. Nonostante nel 1984/85 Jordan fosse
solamente un rookie venne immediatamente "incornato" leader della squadra e
divento' il terminale offensivo numero uno dei Bulls. MJ (ovviamente) non si
tiro' indietro e concluse con 28.2 punti ovvero miglior realizzatore del proprio
Team e terzo di tutta la Nba (dietro a gente del calibro di Bernard King e Larry
Bird). Il suo gioco aereo inizio' a diventare il suo marchio di fabbrica e non
per niente fu votato per partecipare al All Star Game (all'epoca si giocava
un solo All Star Game ed era quello dei veterani) e vinse il trofeo di
Rookie of The Year. Attenzione pero', Jordan non era solo una macchina
da punti ma produceva anche 6.5 rimbalzi, 5.9 assists e 2.4 palle rubate. Grazie
a lui i Bulls raggiunsero anche la post-season (traguardo che mancava dal 1981)
ma i Bucks spazzarono via i giovani Chicago per 3-1.
L'annata successiva (86/87) MJ inizio' nuovamente molto bene ma dopo 3 partite
si ruppe un piede e salto praticamente quasi tutta la stagione. Torno' in campo
il 15 di marzo quando la stagione sembrava ormai compromessa ma, potendo contare
sul fatto che il livello medio del campionato di quell'annata non era molto
alto, Jordan riusci' a fare il "miracolo" e a portare i Bulls ai Playoffs con
un record di 30 vinte - 52 perse. Complessivamente, in stagione regolare, disputo'
18 partite. Nella post-season i giocatori della Citta' del Vento incontrarono
al primo turno i Boston Celtics e MJ fece registrare una gara 2 che sarebbe
entrata nel libro dei record
grazie a 63 punti che ancora
oggi sono il massimo fatto registrare da un giocatore in una partita di playoffs.
La partita, dopo due supplementari, fu vinta dai Celtics e Larry Bird per commentare
la prestazione di Jordan disse: "Quello in campo non era Jordan, era Dio travestito
da Michael Jordan." Questa affermazione entro' immediatamente nella storia perche'
ad averla pronunciata non era stato un qualsiasi giocatore o uno che regalava
complimenti agli avversari, bensi' una leggenda come il Grande Uccello Bianco
Larry Bird!!
Il gioco aereo di MJ divento' il suo marchio di fabbrica e nello Slam Dunk
Contest scaccio' ogni dubbio: il ragazzo sapeva volare.
La dirigenza, delusa dai risultati fino a quel momento ottenuti, licenzio' il
coach (Stan AlBeck) ed il suo posto fu preso da Doug Collins. Quest'ultimo creo'
una squadra basata sull'asse principale Jordan-Oakley e nel 1987/88 tocco' quasi
il 50% di vittorie con un totale di 40-42. Fu proprio in questa stagione che
MJ creo' la sua leggenda: le sue schiacciate facevano impazzire tifosi ed avversari
dei Bulls, partecipo' al All Star Game delle schiacciate dove lascio' tutti
a bocca aperta staccando dalla linea del tiro libero e concluse come il miglior
realizzatore di tutta la lega. La sua media punti' fu la piu' alta di tutti
i tempi: 37.1. A questi aggiungeva 5.2 rimbalzi, 4.6 assists e 2.8 palle rubate.
In questa magica annata Air Jordan (come ormai era stato soprannominato per
le sue azioni in aria) fece registrare anche record personali di tutto rispetto:
segno almeno 40 punti in nove partite consecutive; il 26/02 fece registrare
58 punti (con 26/27 dalla lunetta) contro i Nets; il 04/03 passo' a 61 punti
contro Detroit e si eguaglio' circa un mese piu' tardi (16/04) contro gli Hawks.
Per la prima volta in carriera fu inserito sia nel primo quintetto ideale NBA
(All Nba Team) che in quello dei migliori difensori.
La storia di Michael Jordan ebbe una svolta decisa grazie al Draft del 1987
da dove Jerry Krause, la mente dei sei titoli di Chicago, scelse due giocatori
che sarebbero poi risultati fondamentali per i futuri successi. Stiamo ovviamente
parlando della chiamata numero 10 e della numero 8: con la prima fu scelto Olden
Polynice e con la seconda Horace Grant. La stessa serata del draft Polynice
venne scambiato con i Sonics per il rookie della Citta' della Pioggia:
Scottie
Pippen. Doug Collins pero', considerata anche la mancata esperienza dei
due nuovi arrivi, continuo' a fare di Air Jordan il proprio terminale offensivo
numero uno e per la seconda volta consecutiva Sua Maesta' risulto' il miglior
realizzatore della lega. Le sue cifre parlavano chiaro: 35 punti, 5.5 assists,
5.9 rimbalzi e 3.16 palle rubate (miglior ruba palloni di tutta la lega).
MJ divento' l'incubo degli avversari: fermarlo era diventato quasi impossibile.
La squadra (50 vinte - 32 perse) approdo' ai playoffs dove sconfisse Cleveland
in 5 gare ma arresto' la propria corsa al turno successivo (Semi-Finali della
Eastern Conference) dove a trionfare furono i Detroit Pistons di Joe Dumars
(all'epoca giocatore). L'annata fu comunque un successo indiscusso a livello
individuale per Jordan che ricevette il suo primo premio di
MVP e
Miglior Difensore della Lega. Risulto'
anche il
miglior giocatore del All Star Game e
per il secondo anno consecutivo vinse la gara delle schiacciate e fu inserito
nel primo All Nba Team e All Defensive Team.
Nel 1988/89 Krause decise di puntare su Grant e scambio' Oakley per un altro
giocatore che poi sarebbe risultato uno dei titolari dei Bulls campioni Nba
91-93: Bill Cartwright dei New York Knicks. Con un centro da 214 centimetri
e due giocatori in piena fase di sviluppo (Pippen e Grant) Jordan ridimensio'
il proprio ruolo di "macchina da punti" e passo' a 32.5 punti (53.8% dal campo)
a partita. Se da una parte diminui' la sua media punti dall'altra fece registrare
il suo Carrer-High di assists e rimbalzi a partita concludendo con 8 in entrambe
le categorie. Chicago in due anni si trasformo' da squadra spettacolo a potenziale
vincitrice del titolo e lo dimostro' gia' nei Playoffs del 1989. Il primo turno
vedeva i Bulls contro i Cavs. Sulla serie in parita' (2-2) la fortuna sembrava
premiare la formazione dell'Ohio che si trovava avanti di 100-99 e restavano
pochi secondi al termine di Gara 5. Questi secondi pero' furono a sufficienza
perche' MJ ripetesse quanto fatto vedere nella Finale del Torneo NCAA del suo
primo anno di College: Jordan ricevette palla e scarico dentro (questa volta
sulla sirena) il 101-100 finale. Questa mossa sarebbe entrata negli annali con
il soprannome di
"The Shot". Il secondo turno fu
facilmente vinto dalla squadra di Doug Collins per 4-1 contro New York ma i
problemi tornarono contro i Bad Boys nelle Finali di Conference. Infatti, dopo
essere andati sotto di 2-1, i Pistons iniziarono a marcare al limite del regolamento
Sua Maesta' e Coach Collins non riusci' a trovare nessun contromossa a questa
tattica messa in atto da Dumars e compagni. Il risultato finale furono 3 partite
vinte consecutivamente dalla Mo-Town ed i Bulls eliminati.
Ancora una volta Krause entro' in azione licenziando Doug Collins e promovendo
al suo posto l'assistente Phil Jackson. Secondo alcune voci ad avanzare la richiesta
di "siluramento" del Coach fu proprio Michael Jordan ma queste voci, come in
ogni caso, non sono mai state confermate. Con Jackson al comando i Bulls iniziarono
a giocare il loro triangolo offensivo dove MJ era sempre colui che si prendeva
piu' tiri ma, almeno grazie alla tattica ideata da Tex Winter, i suoi compagni
(soprattutto Scottie Pippen che si affermava anche a livello All-Star) avevano
uno schema da seguire, diventando cosi' delle bocche da fuoco che aumentavano
la pericolosita' della squadra evitando spiacevoli sorprese come quelle accadute
nella Finale di Conference dell'anno precedente. I Bulls chiusero il 1989-90
con un totale di 55 vinte e 27 perse. In Stagione Regolare scrissero due record
di franchigia: 15 vittorie consecutive in casa e 8 vittorie consecutive in trasferta.
Con Jordan al comando dopo l'All Star Game i Tori sembravano puntare dritto
al titolo: chiusero la seconda parte di stagione con un totale di 27 vittorie
e 8 sconfitte. Da sottolineare che in queste 27 "W" furono messe a segno due
strisce da 9 partite vinte una dietro l'altra. Michael per la quarta volta fu
nuovamente miglior realizzatore di tutta la lega con 33.6 punti (52.6% dal campo)
ai quali aggiungeva 6.9 assists, 6.3 rimbalzi e 2.7 palle rubate (primo nella
NBA).
Il 28 Marzo contro i Cavs AJ mise a segno quello
che sarebbe stato il suo Carrer-High di sempre per punti in una singola partita:
69. Nella post-season non ci fu storia per Milwaukee e Philadelphia,
rispettivamente eliminate al primo e secondo turno, ma nelle Finali di Conference
si riaccese la sfida Bulls-Pistons. Chicago, a differenza di un anno fa', aveva
degli schemi collaudati e funzionanti da contrapporre ai Bad Boys di Dumars
e
Rodman. La serie fu assolutamente piu' equa e si
arrivo' a Gara 7 dove a fare da padrone fu l'esperienza dei Pistons in partite
dove la palla ad ogni possesso "pesa" sempre di piu'. Questa amara sconfitta
non cancello' gli ottimi risultati conseguiti dalla squadra della Citta' del
Vento e fu fondamentale per permettere a giocatori come Pippen, Grant e Cartwright
di farsi le ossa in partite di alto livello. A fine stagione i Pistons vinsero
il loro secondo anello ma i Bulls erano considerati da molti come i futuri campioni
Nba.
La stagione successiva Chicago inizio' con 3 sconfitte di fila ma grazie
a Jordan, Pippen, Grant e alla guida di Phil Jackson i Bulls per tutto il
resto dell'annata non fecero mai registrare due sconfitte consecutive. Il
capocannoniere risulto' nuovamente essere sua Maesta' che con 31.5 punti (53.9%
dal campo), 6 rimbalzi e 5.5 assists fu anche votato
M.V.P
della stagione. Potendo contare su un MJ a questi livelli, ma anche
su una squadra ormai consolidata, Chicago termino' in vetta alla Central Divison
con un record di 61 vinte - 21 sconfitte. Fu la nona squadra nella storia
di tutta la NBA a terminare con un record oltre le 60 vittorie. I Playoffs
furono la consacrazione del ottimo lavoro svolto dai Bulls nelle ultime annate
e di Michael Jordan. Dopo aver spazzato via New York 3-0 fu la volta dei 76ers
eliminati per 4-1 e quindi nuovamente Finali di Conference contro i Pistons.
Questa volta pero' Chicago non aveva solo le armi giuste per fronteggiare
i Bad Boys ma anche l'esperienza maturata negli anni. Il risultato fu un clamoroso
cappotto: 4-0. Per la prima volta in carriera MJ approdava sul palcoscenico
delle NBA FINALS. Ad attenderlo c'erano i Lakers di
Magic
Johnson ma in Gara 1 l'eroe non fu il numero 32 di L.A. o il 23 dei Bulls
ma bensi' un ex-compagno di college di Jordan: Sam Perkins. Con il punteggio
ancora in bilico fu proprio la bomba di Perkins a portare la serie sul 1-0
e a togliere il fattore campo dalle mani dei Tori. Jordan, che tiro' e sbaglio'
il tiro per vincere Gara 1, si dimostro' comunque fiducioso e non demoralizzato.
In gara 2 tradusse questo suo atteggiamento con 33 punti e un totale di 15
su 18 dal campo!!! Da ricordare che in questa partita mise a segno l'azione
passata alla storia come
"The Move": staccando
dalla linea dei liberi, Michael trovo' un avversario fra lui e il canestro,
quindi (sempre in aria) si passo' il pallone da una mano all'altra e fece
canestro. Con la serie sul 1-1 le Finali si spostarono nella Citta' degli
Angeli dove, dopo un supplementare, fu di nuovo Chicago ad imporsi chiudendo
104-96. Alla buona notizia del 2-1 se ne contrapponeva una allarmante riguardante
proprio Sua Maesta': durante l'incontro si era fatto male ad un alluce e quindi
non avrebbe potuto giocare al 100% in gara 4. Lo staff medico dei Bulls preparo'
un'apposita scarpa per lui in modo che non sentisse dolore ma quando Michael
la provo' si accorse che aveva difficolta' ad eseguire i movimenti base. Chiese
il suo solito paio di Nike, quindi avrebbe stretto i denti e sopportato il
dolore. Il risultato furono 36 punti e la serie andava sul 3-1. Gara 5 fu
la conferma di quanto visto nelle ultime 3 partite e
la
consacrazione dei Bulls a Campioni NBA (primo titolo vinto dalla franchigia
di Chicago). Ovviamente Jordan fu votato
MVP della serie.
Il 1991-92 per i Bulls, e per il loro Leader, fu la conferma di quanto avevano
fatto vedere nell'annata precedente. Jordan fu nominato nuovamente
MVP (il terzo in carriera) e per
la sesta volta
di fila fu miglior realizzatore di tutta la Lega. Le sue cifre, come
al solito, non lasciavano dubbi: 30.1 punti (51.9% dal campo), 6.4 rimbalzi
e 6.1 assists.
Con la vittoria dei Titoli NBA la fama di MJ si trasformo' in "Mito"
e divenne uno dei giocatori piu' amati della NBA.
Durante la stagione regolare nessuna squadra sembro' effettivamente in grado
di fermare l'ascesa dei Bulls e di MJ: il record complessivo fu 67 vittorie
- 15 sconfitte; fecero registrare 14 vittorie consecutive in Dicembre e 13 in
Gennaio. Nonostante questi ottimi risultati nei playoffs trovarono piu' difficoltà
di quelle previste: nelle semifinali della Eastern Conference furono necessarie
7 partite per eliminare New York e contro Cleveland (finali di Conference) la
vittoria arrivo' per 4-2. I campioni della Western Conference del 1992 erano
i Portland Trail Blazers di Clyde Drexler e del giovane Cliff Robinson che si
apprestavano a giocare la Finale contro i Campioni in Carica. Gara 1 fu un'altra
partita che sarebbe entrata nella storia per le gesta compiute da MJ: i Blazers
infatti decisero di lasciare Jordan libero sul perimetro ma di marcarlo stretto
quando avrebbe tentato le sue (note) incursione aeree. Questa mossa risulto'
un errore colossale per il Team che al Draft del 1984 aveva scelto Bowie proprio
al posto di MJ. Quest'ultimo, lasciato libero sulla linea dei tre punti, inizio'
a scaricare triple a ripetizione. Dopo i primi due tempi di gioco il tabellino
di Air faceva gia' registrare 35 punti e la vittoria dei Bulls non era nemmeno
da mettere in discussione. Gara 2 fu vinta dai Blazers ma in Gara 3 Chicago
dimostro' di essere un vero Team: Jordan segno 26 punti ma fu supportato a dovere
da Pippen e Grant (entrambi 18 a testa). La squadra della Citta' delle Rose
riusci' ad andare sul 2-2 ma MJ in gara 5 sali' in cattedra mettendo a segno
46 punti. Gara 6 fu vinta con non poche difficoltà (all'inizio del quarto periodo
i Blazers erano avanti di 17 punti) ma il risultato finale fu il
"back
to back" dei Chicago Bulls come campioni NBA e il secondo titolo di
MVP
delle Finali per MJ. Durante l'estate del 1992 Jordan prese parte a quello
che fu chiamato il Dream Team e vinse l'oro alle olimpiadi di Barcellona con
la Nazionale di Basket degli USA.
Dopo il Re-Peat, nel 1993, arrivo' anche
il Three-Peat
ovvero la vittoria del terzo anello consecutivo per Chicago. Per il secondo
anno
Jordan, dopo 3 anelli di campione NBA e numerosi trofei personali, decide
di ritirarsi. I Bulls ritirano il suo numero di maglia.
di fila i Bulls superarono quota 50 vittorie (57-25) ma soprattutto continuarono
la striscia aperta durante il 1991-92 ovvero non persero due partite consecutivamente
per tutta la stagione 92-93. MJ (che scrisse 64 punti contro i giovani Magic)
vinse
per il settimo anno la classifica marcatori con
32.6 punti di media. A questi si aggiungevano gli ormai consueti oltre sei rimbalzi
di media e 5.5 palle rubate. Risulto', per la terza volta in carriera, il miglior
ruba palloni della lega con 2.8 "furti" a partita. Il primo ed il secondo turno
di playoffs non rappresentarono nessun tipo di problema per i Bulls (rispettivamente
3-0 contro gli Hawks e 4-0 contro Cleveland) ma quando si scontarono contro
gli Knicks di Ewing, Oakley e Starks (e di Pat Riley in panchina) Chicago fini'
sotto 2-0. Jordan e compagni decisero di prendere la serie nelle proprie mani
e con 4 vittorie filate tornarono sul palcoscenico piu' importante dell'anno
ovvero le NBA Finals. Qui' si scontrarono con il team dotato del miglior record
dell'anno (62-20) ovvero i Suns di Charles Barkley. M.J. non si fece spaventare
da Sir Charles (fra l'altro vincitore del premio di MVP della Lega) e disputo'
una serie di partite senza precedenti. Infatti in sei incontri (Bulls vincenti
per 4-2)
mise a referto la piu' alta media di punti mai
realizzata da un giocatore nelle Finali: 41 punti a partita. Come nel
1991 e 1992 anche nel 1993 Sua Maesta' fu nominato
MVP
della Finale. Jordan dopo il terzo titolo era all'apice della sua carriera
ma stava vivendo un momento davvero poco edificante: tutta la stampa e i media
rivolgevano verso Michael domande riguardanti il suo vizio di giocare d'azzardo.
MJ infatti fu al centro di parecchie inchieste su scommesse illegali di ogni
tipo (venne anche ufficialmente richiamato da Stern e della NBA) ma ne usci'
sempre pulito. Comunque furono pubblicate parecchie testimonianze persone che
sparlavano di Jordan e della sua costante attrazione per le scommesse. In un
clima del genere MJ si trincero' dietro al silenzio stampa (dopotutto i soldi
che usava erano suoi e li aveva vinti legalmente). Ad aggravare la situazione
fu la morte del padre causata da due teppisti;
Jordan
decise che era ora di spegnere i riflettori e si ritiro' dal basket per passare
al baseball.
Dopo
"He's Back": MJ, dopo la pausa di un anno e mezzo, decide di tornare a "volare"
nella NBA.
una stagione (93/94) poco edificante nel mondo del baseball MJ inizio' il 94/95
fermo da ogni attivita' sportiva ma alcune fonti lo vedevano coinvolto in diversi
allenamenti e vicino al rientro nel mondo della palla a spicchi. Queste voci
con il passare dei mesi si fecero sempre piu' insistenti fino a quando, a meta'
marzo circa, diventarono una certezza:
HE IS BACK.
Jordan sarebbe tornato a calcare il campo da basket con la sola differenza che
al posto di numero 23 avrebbe indossato il numero 45. Non torno' in una partita
casalinga ma bensi' al Conseco FieldHouse Center di Indianapolis contro i Pacers
di
Miller (all'epoca la miglior squadra della
Central Division). La partita, avvenuta il 19/03, si concluse dopo un over-time
e a vincere fu il team di Reggie. MJ concluse con 19 punti, 6 rimbalzi, 6 assists
e 3 palle rubate. Una settimana circa piu' tardi Sua Maesta' scese in campo
nella sua arena "preferita": il Madison Square Garden. Sotto i riflettori di
New York nessuno riusci' a farmarlo e termino' con 55 punti (30 segnati nel
primo tempo). Purtroppo nei playoffs, dopo aver eliminato gli Hornets, la corsa
dei Bulls si fermo' contro i Magic i quali potevano contare su
Shaq,
Penny ma soprattutto Horace Grant che, passato proprio
da Chicago ad Orlando nel periodo in cui MJ si dedicava al baseball, diede ottimi
consigli a tutti i suoi nuovi compagni sui punti deboli della sua ex-squadra
e questo (oltre all'assenza di un rimbalzista) risulto' fatale per Chicago.
Facile immaginare che in estate la priorita' numero uno della dirigenza era
quella di portare nella Citta' del Vento un rimbalzista in grado di spazzare
il tabellone e di aiutare Luc Longley. Krause decise di puntare al meglio e
quindi acquisto'
Dennis Rodman dai San Antonio Spurs.
Non fu difficile portarlo in Illinois perche' in Texas non ne potevano piu'
di Dennis e del suo carattere indomabile che, almeno secondo molti, aveva praticamente
distrutto le ambizioni del Team nella stagione 1994/95. Chicago non si fece
spaventare dal carattere di Rodman perche' sapeva di poter contare sulle doti
di un Leader indiscusso come Jordan e di un Coach dotato di una grandissima
personalita' ovvero Phil Jackson. Il trio Jordan-Pippen-Rodman, sotto la guida
di Jackson, e supportato da Kerr e Kukoc in panchina (quest'ultimo sesto uomo
dell'anno 1996) risulto' praticamente imbattibile: Chicago in casa perse solo
una volta e complessivamente concluse con un 72-10 ovvero il miglior record
vinte/perse di tutti i tempi. Jordan fu per
la quarta
volta MVP e per l'ottava volta Capo Cannoniere. Le sue cifre erano di
30.4 punti, 6.6 rimbalzi, 4.3 assists e 2.1 palle rubate. Durante
l'All
Star Game risulto' anche l'MVP della manifestazione. Nei Playoffs la
Citta' del vento non trovo nessuna resistenza e nemmeno in finale i Sonics di
Payton e
Kemp riuscirono
ad impensierire troppo i Bulls. MJ vinse il suo quarto anello e il quarto titolo
di MVP delle finali.
Nel 1997 Chicago ancora guidata dal trio Jordan-Pippen-Rodman arrivo' facilmente
alle Finals (furono eliminate in ordine Washington, Charlotte e Miami) dove
si scontro' con i Jazz guidati dal duo
Stockton-
Malone.
M.J. (29.6 punti - nuovamente miglior marcatore - 5.9 rimbalzi, 4.3 assists)
in stagione regolare arrivo' proprio secondo dietro alla stella degli Utah nella
votazione per il Trofeo di MVP ma ebbe modo di "vendicarsi" gia' in gara 1.
Infatti con il punteggio in bilico MJ scarico' il canestro sulla sirena che
porto' la serie sul 1-0 per i Chicago. In Gara 2 poi prese il comando della
partita e scrisse 38 punti, 13 rimbalzi e 9 assists. Le finali si spostarono
dallo United Center al Delta Center e qui i Jazz vinsero Gara 3 e 4. Quando
una serie va sul 2-2 Gara 5 diventa la partita chiave: vincerla significa avere
due match-point per trionfare. Nessuno poteva immaginare pero' che questa Gara
5 avrebbe reso il mito di Michael Jordan ancora piu' grande.
MJ
infatti si presento' alla partita con un virus intestinale e 38 gradi di febbre:
molti altri giocatori non si sarebbero nemmeno recati allo stadio ma Air non
poteva lasciare i Bulls da soli in una partita come questa. La cosa straordinaria
non fu solo la sua determinazione ma il rendimento della partita:
38
punti e fra questi la bomba messa dentro a 25 secondi dalla fine per
togliere ogni speranza ai Jazz. Al suono della Sirena MJ non si reggeva nemmeno
piu' in piedi e fu accompagnato nello spogliatoio abbracciato (per non dire
aggrappato) a Scottie Pippen. In Gara 6 i Bulls riuscirono a ripetere la vittoria
proprio grazie al passaggio di Jordan (raddoppiato) verso Kerr che mise dentro
il tiro decisivo.
Per Air fu il quinto anello e il quinto
trofeo di MVP delle Finali.
Per la
Estate 1996: Michael Jordan torna a festeggiare come campione del mondo. Festeggiera'
anche nel 1997 e 1998 quando vincera' il quinto e il sesto anello di campione
NBA.
decima volta, nel 1998, risulto' come miglior marcatore
della Lega anche se la media punti fu la piu' bassa (almeno sino a quel momento)
di tutta la sua carriera: 28.7. A questi aggiungeva i soliti (per lui) 5.8 rimbalzi
e 3.5 assists. Il trio Jordan-Pippen-Rodman non riusci' ad imporsi come negli
anni precedenti perche' Scottie dovette saltare 35 partite a causa di un'operazione
al piede sinistro e la stagione non inizio' bene per i Bulls che dopo 21 partite
si trovavano con un record di 12-9. A prendere la situazione in mano, come al
solito, fu Jordan (
eletto MVP del All Star Game)
che cambio' marcia e con il ritorno di Pippen Chicago concluse 62-20. L'ottimo
lavoro svolto da Sua Maesta' in stagione regolare fu ripagato con la vittoria
del trofeo di MVP. Il cammino verso le finali non fu facile come nelle precedenti
annate infatti, dopo aver eliminato senza problemi Nets e Hornets, i Pacers
riuscirono a portarsi avanti di 3-1 nelle Finali della Eastern Conference. Purtroppo
per Miller e compagni i loro sogni di gloria furono interrotti proprio da MJ
e dai Bulls che forzarono la serie a Gara 7 e vinsero 88-81 (28 punti furono
firmati da Air). Sul palcoscenico delle Finali fu di nuovo Utah-Chicago ma questa
volta erano i mormoni ad avere il fattore campo dalla loro parte. Con la serie
sul 3-2 Jordan gioco' una Gara 6 (al Delta Center) che sarebbe entrata nella
storia: con uno Scottie Pippen fuori praticamente tutta la partita per problemi
alla schiena, decise di salire in cattedra e nonostante la palla "scotasse"
sempre di piu' ad ogni possesso concluse con 45 punti. Di questi 45 punti gli
ultimi due resteranno per sempre nella storia del Basket e di Jordan: i Jazz
erano avanti 86-85 e avevano il possesso della sfera; a 18 secondi Utah diede
la palla a Malone per incrementare ulteriormente il proprio vantaggio ma MJ
intui' l'azione degli avversari e riusci' a rubare palla. Una volta attraversata
la meta' campo Jordan si preparo' per l'uno-vs-uno con Rassell che, a 7 secondi
circa dalla sirena, abbocco' alla finta di Air e quindi si sbilancio' cadendo
per terra. Grazie a questa giocata Sua Maesta' si creo' lo spazio giusto per
avere la visuale libera quindi procedette eseguendo il feed away Jumper ovvero
il tiro cadendo all'indietro che negli ultimi 3 anni (96-98) divenne il suo
marchio di fabbrica.
Lo esegui' in modo impeccabile e
a 06.6 la palla si insacco' nella retina: 87-86. Utah chiamo' un Time
Out e Stockton cerco' la tripla della vittoria ma il ferro gli disse di no sputando
fuori il pallone a spicchi.
Con questa azione MJ vinse
il sesto anello e il sesto trofeo di MVP delle Finali. In estate decise
di ritirarsi dal basket giocato per dedicarsi ai suoi affari e agli affetti
familiari. La conferenza stampa per dire "addio" ai Bulls arrivo' il 19/01/1999.
Il mito di Michael Jordan, dopo questo anello, aveva assunto dimensioni enormi.
Michael decise di investire parte dei propri soldi in una franchigia NBA e dopo
aver valutato un paio di squadre divento' socio dei Washington Wizards. Trascorse
un paio di stagioni in giacca e cravatta negli uffici dirigenziali del Team
ma non si sentiva ancora a proprio agio perche' sapeva di poter giocare ancora
un paio di stagioni nella NBA. Riprese a frequentare la palestra e ad allenarsi
durante la stagione 2000/2001, cosi' iniziarono anche le voci di un suo eventuale
ritorno. Inizialmente MJ le smenti' ma con il tempo non lo fece piu'; per il
giorno 11/09/2001 aveva preparato una conferenza stampa per annunciare ufficialmente
il suo rientro. Purtroppo i catastrofici eventi del 11/09 avvenuti a New York
causarono l'annullamento della conferenza stampa che slitto' a fine mese. Il
25/09/01 MJ annuncio' di aver firmato un biennale con i Wizards al minimo salariale
e che avrebbe devoluto tutto il proprio stipendio (circa 1.5 milioni di dollari
l'anno) alle associazioni istituite per aiutare le vittime del 11/09. Facile
intuire che Sua Maesta' non torno per i soldi ma bensi' per "The Love of the
Game" ovvero l'Amore verso il gioco: voleva sfidare ancora una volta se stesso
e dare l'occasione ai giovani leoni della NBA di confrontarsi ancora una volta
con il piu' grande di tutti.
Durante la prima stagione (2001/2002) i Wizards furono in corsa tutto l'anno
per gli ultimi due posti
He's back Again! MJ dopo il secondo ritiro, a sorpresa, decide di tornare
in campo una seconda volta ma con la maglia dei Wizards.
di playoffs pero' un problema al ginocchio costrinse Michael a stare fuori per
le ultime 22 partite e Washington, senza il suo miglior giocatore, non riusci'
a qualificarsi per la post-season. Complessivamente MJ termino' con 22.9 punti,
5.7 rimbalzi, 5.2 assists e 1.42 palle rubate. Nell'estate del 2002 i Wizards
vinsero la lotteria e l'Alieno dichiaro' che avrebbe onorato il proprio contratto,
quindi sarebbe sceso in campo anche per il 2002/03, e poi si sarebbe definitivamente
ritirato. Dal Draft arrivo Kwame Brown e la campagna acquisti porto' Jerry Stackhouse
(ottenuto per
Rip Hamilton) dalla Mo-Town alla Capitale
degli States. Purtroppo Brown si rivelo' un fiasco, Stackhouse ebbe problemi
di infortuni ed anche Jordan, che comunque fu l'unico Wizard a scendere in campo
per tutte e 82 le partite, accuso' piu' volte dei dolori alla schiena. Tutto
cio' costo' alla formazione di Washington l'esclusione dai playoffs. Individualmente
MJ scrisse diversi record: il 21/02/02 (tre giorni dopo il suo compleanno) mise
a segno 40 punti contro i Nets e divento' cosi
l'unico
giocatore nella storia della NBA ad aver segnato 40 punti a 40 anni d'eta';
il suo high-score fu di 45 punti contro New Orleans e supero' Chamberlain diventando
cosi'
il terzo miglior realizzatore di tutti i tempi con
31.420 punti in carriera. Da sottolineare come tutte gli stadi che ospitavano
i Wizards erano sempre Sold Out (ovvero tutti i biglietti venduti) perche' la
folla voleva dare il proprio "ultimo saluto" al piu' grande giocatore di tutti
i tempi. Nell'ultima partita giocata, a Philadelphia contro i 76ers di Iverson,
ci furono quasi 10 minuti di stading ovation, applausi e cori ("We Want Mike")
quando, sul finire del quarto periodo, Collins chiamo Jordan in panchina perche'
la sua presenza, con il risultato del match ormai deciso, non era piu' necessaria
sul terreno di gioco. Probabilmente uno dei momenti piu' emozionanti e toccanti
di tutta la storia della NBA.
Le sue medie, in 15 anni di carriera (1072 partite disputate - 38.3 minuti di
media a serata), parlano di: 30.1 punti (49.7% dal campo), 6.2 rimbalzi, 5.3
assists e 2.35 palle rubate. Per quanto riguarda la post-seson ha disputato
un totale di 179 incontri (41.8 minuti di media) di playoffs realizzando: 33.4
punti (48.7% dal campo), 6.4 rimbalzi, 5.7 assists e 2.1 palle rubate. Ricordiamo
che Jordan detiene anche il record per la media punti piu' alta tenuta da un
giocatore durante l'All Star Game: in 13 partite delle Stelle (29.4 minuti di
utilizzo) ha fatto registrare 20.2 punti (47.2% dal campo), 4.7rimbalzi, 4.2
assists e 2.85 recuperi.
Terminiamo facendo un elenco di tutti i record ed i premi (di squadra e individuali)
vinti da Michael Jordan:
Rookie of The Year 1984-85;
M.V.P. della stagione 1987-88;
M.V.P. della stagione 1990-91;
M.V.P. della stagione 1991-92;
M.V.P. della stagione 1995-96;
M.V.P. della stagione 1997-98;
Vincitore di sei titoli NBA (1991-1992-1993-1996-1997-1998);
M.V.P. della Finale 1991;
M.V.P. della Finale 1992;
M.V.P. della Finale 1993;
M.V.P. della Finale 1996;
M.V.P. della Finale 1997;
M.V.P. della Finale 1998;
Convocato per 14 volte al All Star Game (1985/1993
- 1996/1998 - 2001/2002);
M.V.P. All Star Game 1988;
M.V.P. All Star Game 1996;
M.V.P. All Star Game 1998;
Slam Dunk Champion del All Star Game 1987;
Slam Dunk Champion del All Star Game 1988;
10 volte Capo cannoniere della NBA (1986/87-1992/93
1995/96-1997/98);
Difensore dell'anno del 1988;
Inserito nel All Rookie Team del 1984/85;
Inserito per 10 volte nel
All Nba Team (1986/87 - 1992/93, 1995/96 - 1997-98);
Inserito per 9 volte nel All-Defensive
Nba Team (1987/88 - 1992/93, 1995/96 - 1997/98);
E' stato il giocatore con la piu' alta media di palle rubate nel: 1987-88
(3.16) / 1989-90 (2.77) / 1992-93 (2.83);
Detiene il record, con Karl Malone,
per aver segnato piu di 2000 punti a stagione per 11 volte;
Detiene il record per i punti segnati in una singola
partita di playoffs: 63 @ Celtics (20/5/86);
Detiene il record per il maggior numero di partite
in cui ha segnato piu' di 10 punti (840);
Detiene il record per la miglior media punti in una
serie di Finali: 41.0 ppg nel 1993;
Ha fatto registrare la prima tripla doppia
all'All Star Game (14 pt, 11 as e 11 rb);
Membro della Nazionale degli Stati Uniti che vinse
l'oro alle Olimpiadi del 1984;
Membro della Nazionale degli Stati Uniti (Dream Team) che vinse
l'oro alle Olimpiadi del 1992;
Inserito dalla NBA nella lista dei 50 giocatori piu'
forti di tutti i tempi (Nba @ 50).
Ora non vi resta che iniziare il tour nelle gallerie fotografiche dedicate a
Michael Jordan. Le foto sono divise in cinque sezioni e sono state tutte aggiornate,
riviste e messe a nuovo rispetto alla prima versione di queste pagine. Buona
visione!!