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Nba Playoffs 2013
L’edizione playoffs 2013 vede come favorita la squadra capace di vincere il titolo 12 mesi fa. La stagione “completa”, non più “ristretta” come accaduto nel 2011/12 a causa dello sciopero, non ha avuto nessun effetto sui gli Heat che oltre ad essere “caldi” di nome, lo sono anche di fatto. L’aggiunta di Ray Allen al trio delle “meraviglie” (James-Bosh-Wade) è stata, come del resto era facile prevedere vista l’etica lavorativa dell’ex-Celtics/Sonics/Bucks, più che azzeccata e Miami ha macinato un campionato di 66 trionfi e appena 16 sconfitte con una striscia di 27 “W” consecutive, che a sua volta gli ha permesso di vincere division e conference con largo anticipo rispetto a tutte le altre squadre. Nelle “veci” di vittima “sacrificale” abbiamo i Milwaukee Bucks ovvero l’unica franchigia di tutta l’NBA ad accedere alla post-season 2013 con un record negativo (38-44). Trascinati dal duo Jenning-Ellis Milwaukee è stata capace di mantenersi per tutta la stagione intorno al 50% approfittando anche della debolezza generale degli altri team (dietro di loro Raptors e 76ers con bilancio di 34-48). Nei quattro match di stagione regolare tra Heat e Bucks questi ultimi sono stati capaci di vincerne uno. Se dovessero replicare tale risultato sarebbe più che un successo.
Completamente ristrutturati nei mesi estivi e poi trasferiti a Brooklyn i Nets hanno fatto un enorme salto di qualità rispetto a 12 mesi fa quando chiudevano con il terzultimo record della Eastern Conference (22-44). Finalmente Prokhorov, come anticipato qualche riga sopra, ha aperto i “rubinetti” e nei mesi estivi sono arrivate le conferme di Deron Williams, Gerald Wallace e Brook Lopez oltre all’acquisto di Joe Johnson. Il nuovo “assetto” non permette solo agli ex-New Jersey di accedere alla post-season, ma di avere anche il fattore campo a proprio favore. Ad affrontare i Nets troviamo i Bulls i quali per tutta la stagione sono stati in balia del ritorno di Derrick Rose: non torna, torna, si allena, non si allena, è a bordo campo, resta in spogliatoio, etc. etc. Alla fine D-Rose ha deciso di gettare la spugna e rimandare il debutto alla prossima stagione dunque Deng e soci dovranno cavarsela da soli nella post-season. Lo scorso anno, forse perché scioccati proprio dalla perdita di Rose, vennero eliminati al primo turno (nonostante risultassero la testa di serie numero uno) perciò quest’anno c’è da aspettarsi che diano il massimo sfruttando anche l’esperienza passata (assente nei Nets). In stagione regolare Nets e Bulls si sono incontrate quattro volte ed in tre occasioni sono usciti a testa alta proprio i Tori.
“Sopresa” degli scorsi playoffs i Pacers avevano fatto calare il sipario sull’era Van Gundy ai Magic (che comunque non aveva disputato la post-season) quindi si erano portati avanti 2-1 nei confronti dei futuri campioni di Miami nelle semi-finali di Conference. Privi di Granger, il leader del team, per tutto il 2012/13 parecchi addetti ai lavori li davano come destinati a vivere una stagione di alti e bassi. I Giallo-Blu, però, non hanno battuto ciglio trovando in Hibbert, George e Hill gli elementi giusti con cui migliorare ancora è chiudere ad un soffio dalle 50 vittorie stagionali (passati da 42-24 a 49-32). Ad incrociare la via dei Pacers, i quali vantano il fattore campo, troviamo una delle squadre più “enigmatiche” del campionato: gli Atlanta Hawks. I “falchi” hanno smantellato buona parte del roster nei mesi estivi (basti pensare all’addio di Joe Johnson) quindi non hanno confermato Josh Smith facendo presagire anche la sua partenza. Tuttavia gli Hawks hanno iniziato il campionato come se nulla fosse accaduto e gli acquisti Williams-Harris si sono subito integrati al resto del club. Con il passare dei mesi, e qui torniamo agli enigmi, è rispuntata la voce dell’addio di Josh Smith (con conseguente calo di rendimento di tutta la franchigia), ma alla fine non si è concretizzato nulla di fatto ed i Bianco-Rossi sono di nuovo nella post-season (dove 12 mesi fa vennero eliminati da Boston nonostante il fattore campo a favore). Delle quattro partite di campionato fra Hawks e Pacers Atlanta ha vinto le prime due e Indiana le restanti. I favoriti per passare il turno, magari in 6/7 gare, sono questi ultimi.
La Eastern Conference si chiude con Knicks-Celtics. La stessa sfida, come i tifosi di entrambe le squadre sicuramente ricorderanno, era andato in onda nel 2011 ovvero quando il club della Grande Mela ritornava, dopo anni di “astinenza”, a fare la post-season. All’epoca, però, i Celtics tentavano l’ultimo assalto concreto al titolo mentre New York si stava adattando a Carmelo Anthony (giunto nel corso della stagione). L’esito fu un netto 4-0 per Garnett e soci. Oggi pare di assistere ad una sfida allo “specchio”: New York arriva alla post-season con il secondo miglior record della Conference ed ha ambizioni da titolo mentre i Celtics orfani di Rajon Rondo (out fino al prossimo anno) dovranno cercare di dare il 110% se vogliono passare il turno. In stagione regolare, dove le sfide sono andate anche “oltre” il campo (ricorderete gli eventi fra ‘Melo e KG avvenuti nel periodo di Natale), New York ha vinto tre delle quattro sfide (le ultime due con scarti abbastanza netti – circa 15 punti).

Arrivata seconda nella griglia del tabellone 2012 la franchigia targata Thunder, giunta sino in finale dove venne battuta da Miami, ha aumentato il proprio rendimento salendo a quota 60 vittorie nonostante la partenza del sesto uomo James Harden. Quest’ultimo è stato rimpiazzato da Kevin Martin al quale sono bastate un paio di partite per calarsi nel nuovo ruolo (come detto sesto uomo) e trovare la giusta intesa con Durant e Westbrook. L’obiettivo dei Thunder non è un segreto per nessuno: arrivare alla finale e questa volta vincere il titolo. La corsa di OKC inizierà fronteggiando il proprio passato e per l’esattezza dovranno vedersela con il sopracitato James Harden. Sprofondata al numero otto nell’ultima serata di campionato, Houston, cercherà di fronteggiare l’armata di Coach Brooks con quelli che sono stati dapprima i nuovi volti e poi i trascinatori del club in questo 2012/13: Jeremy Lin, Carlos Delfin, Omer Asik ed il già citato Harden (letteralmente esploso nel ruolo di titolare). I favoriti sono i Thunder capaci di vincere due dei tre faccia a facci avvenuti nella stagione regolare.
Il dejà-vu sarebbe completo se non fosse per il fattore campo invertito: lo scorso anno i Clippers affrontavano i Grizzlies con il fattore campo “contrario” e nonostante ciò, ma soprattutto senza alcuna esperienza di playoffs a livello di squadra, furono in grado di battagliare per sette partite quindi uscire vincitori. La corsa di Griffin e Paul si arenò bruscamente a San Antonio (sconfitta netta 4-0). Inutile dire che oggi i Clips, capaci di laurearsi per la prima volta nella loro storia campioni della Pacific Division, vogliono di più anche se sorpassare il primo turno non sarà facile perché gli ex-canadesi si sono rinforzati proprio nell’ottica post-season. Finita definitivamente l’era Gay, mandato a Toronto dopo due stagioni di voci, i Grizzlies hanno preferito essere meno potenti in fase offensiva, ma più “importanti” in difesa dove vantano l’aggiunta di un veterano come Tayshaun Prince. Il campione NBA 2004 con Detroit oltre a dispensare consigli è noto per la sua tenace difesa. In stagione regolare i club si sono incontrati quattro volte ed in 3 occasioni sono usciti a testa alta i Clippers.
Apre la parte basse del tabellone Western il match delle “sorprese”: Warriors Vs Nuggets. Messa alle spalle definitivamente l’era ‘Melo e tagliati i ponti con tutti i giocatori a lui collegati (vedi J.R. Smith, Chris Andersen, Nene, etc) i Nuggets hanno vissuto un 2012/13 al di sopra di ogni più rosea aspettativa. Dopo qualche “turbolenza” iniziale Denver ha trovato la giusta armonia e coach George Karl ha potuto mettere in atto le proprie idee di basket che hanno fruttato una stagione come non si era mai vista in Colorado: senza nessuna “prima donna assoluta”, i suoi ragazzi hanno macinato un record di 57 vittorie e 25 sconfitte. La nota “negativa” riguarda il povero Danilo Gallinari che si è impegnato, come tutti gli altri, al massimo per l’obiettivo playoffs ed a causa di un brutto infortunio al ginocchio non potrà disputare nemmeno una partita. Come detto i Nuggets sono stati “forgiati” per non contare solo su di un uomo, ma non risentire dei 16.2 punti, 5.2 rimbalzi, 2.6 assists del Gallo non sarà facile per le Pepite. L’altra sorpresa è costituita dagli avversari di Denver: Golden State Warriors. Il club targato Oakland/San Francisco si è mantenuto in zona playoffs, approfittando delle debolezze di Lakers e Mavs, per tutta la durata del campionato finendo cosi per centrare la seconda qualificazione alla post-season (salutata dai fans con una vera e propria festa) nell’arco degli ultimi 19 anni. Trascinati dall’uomo doppia-doppia (Lee), “traditi” dall’Australiano (Bogut – di nuovo in lista infortunati) e spinti dal nuovo leader (Curry diventato il numero uno dopo l’uscita di scena di Ellis) il club Giallo-Blu è ricomparso sui radar NBA. In stagione regolare Denver ha vinto tre dei quattro match, ma per Golden State il solo fatto di scendere in campo dopo la metà di Aprile rappresenta un traguardo importante sul quale basare il proprio futuro.
Ogni stagione che passa gli Spurs sembrano destinati ad esaurirsi ed invece il club Texano si riconferma ai vertici non solo della Western Conference, ma di tutta l’NBA. Magistralmente diretti ed utilizzati da Popovich, non esente da polemiche e multe (vedi match con Miami), il big Three targato Spurs pare non essere mai destinato ad esaurirsi. Oltre al ritrovato Stephen Jackson, che sembra giocare bene solo qui (dove vinse un titolo nel 2003), i Nero-Argenti basano i propri schemi su giocatori che non ti aspetteresti essere decisivi ed invece a San Antonio lo diventano (Leonard, Green e Neal per fare un esempio). Dodici mesi fa i Texani si arresero soltanto davanti ai giovani Thunder nelle finali di Conference. Ad affrontare gli Spurs senza il fattore campo, senza il proprio leader ed in mezzo alle polemiche abbiamo i Los Angeles Lakers. Inutile dire che l’innesto di Dwight Howard, Steve Nash e Mike D’Antoni non ha dato gli esiti sperati e soprattutto i Gialo-Viola non hanno rispettato le aspettative che possono nascere da un club il cui monte stipendi sfora i 100 milioni di dollari. Il coefficiente “sfortuna” ha indubbiamente dato il suo contributo con infortuni a tutti i giocatori chiave della rosa con l’accento su Metta World Peace e Kobe Bryant. Quest’ultimo dovrà restare fermo almeno sino ad Ottobre per rottura del tendine D’Achille. Nonostante l’assenza del Black Mamba, però, il club targato L.A. nell’ultima sera di campionato non si è solo qualificato alla post-season, ma ha addirittura scavalcato i Rockets per concludere al numero 7. Delle tre partite avvenute in stagione regolare gli Spurs ne hanno vinte due. Considerato tutto quanto avvenuto nel corso del 2012/13 I Lakers vengono dati (giustamente) sfavoriti a partire dal primo turno.

Come al solito, anche per questi Playoffs edizione 2013, la parola d'ordine e' sempre la stessa:
Enjoy The Game!


(Sepecial Thanks to Alessandro)