Home page & Nba News
Albi d'oro, All-Nba Team e Biografie
Salari e curiosità sulla Nba
Nba Playoffs
2003 - 2016
Playoffs 2016
Playoffs 2016

Playoffs 2015
Playoffs 2015

Playoffs 2014
Playoffs 2014

Playoffs 2013
Playoffs 2013

Playoffs 2012
Playoffs 2012

Playoffs 2011
Playoffs 2011

Playoffs 2010
Playoffs 2010

Playoffs 2009
Playoffs 2009

Playoffs 2008
Playoffs 2008

Playoffs 2007
Playoffs 2007

Playoffs 2006
Playoffs 2006

Playoffs2004
Playoffs 2005

Playoffs2004
Playoffs 2004

Playoffs 2003
Playoffs 2003
Nba Playoffs 2012

Nba Playoffs 2012
Dodici mesi fa (circa) la corsa dei Bulls nella post-season si arrestò alle porte delle finali quando Miami  si sbarazzò dei giovani (ed inesperti) “Tori” nelle finali di conference con un secco 4-1. Il club Bianco-Rosso ha incassato nel modo giusto la sconfitta ovvero evidenziando quali fossero le causa dell’eliminazione e trovandovi rimedio sul (breve) mercato 2011. Il settore guardie è stato rinforzato grazie all’acquisto di Rip Hamilton (veterano con alle spalle un titolo nba) e  tutto il resto della rosa è cresciuto come testimonia il record di 50-16 realizzato nonostante le prolungate assenze (caviglia/inguine) di Derrick Rose.  L’efficienza di un club si misura con l’avanzamento dei risultati e se nel 2011 già il piazzamento come testa di serie rappresentava un ottimo traguardo (nel 2010 Chicago si qualificò con l’ottavo posto), quest’anno ai Bulls si chiede di arrivare sino in fondo anche se molto dipenderà dalle condizioni fisiche del sopracitato Derrick Rose. Il primo turno della Wind City li metterà di fronte ad un club abbastanza enigmatico come quello dei 76ers. La stagione di Philadelphia è iniziata a dir poco bene: 16 vittorie e 6 sconfitte nel primo  mese di stagione regolare.  Purtroppo per i tifosi dei Sixers all’ottimo avvio è seguito un continuo periodo di alti/bassi sfociato in un mese di Aprile dove si sono registrare 8 sconfitte e 6 vittorie. Il brutto momento ha portato il record di Philly, superata da New York, in ribasso valendogli cosi appena l’ottavo piazzamento (dopo aver mantenuto per quasi tutto il campionato il quinto/sesto). Difficilmente Williams e soci riusciranno a stupire il mondo eliminando Chicago, ma per loro il 2011/12 potrebbe essere un buon inizio dal quale costruire un club capace di riportare il titolo nella città dell’Amore Fraterno.
Nonostante le tante voci sulla cessione di un membro del Big Three e/o di Rajon Rondo I Celtics, approfittando anche del fatto di trovarsi in una division abbastanza debole, sono stati capaci di confermarsi campioni dell’Atlantic. Secondo il parare di molti i playoffs 2012 saranno l’ultima chance per Garnett, Allen e Pierce di ripetersi ai vertici della NBA come accaduto nel 2008 e sfiorato nel 2010. Sulla carta il primo turno non è impossibile, ma la corsa verso la coppa prevede lo scontro con squadre molto più giovani, atletiche ed affamate dei “vecchi leoni” Bianco-Verdi. Gli infortuni al settore lunghi non aiutano di certo, ma ogni squadra che andranno ad affrontare non dovrà sottovalutare Pierce e soci perché sottovalutarli potrebbe essere un errore fatale.  I primi a non doverlo fare sono gli Hawks. L’altranno capaci di stupire il mondo eliminando i Magic in 6 partite (4-2) i “Falchi” fermarono la loro corsa nella post-season contro i Bulls nelle semi-finali di conference.  Nonostante l’uscita di scena di un realizzatore come Jamal Crawford Atlanta ancora una volta si è qualificata per la post-season, è ancora una volta con il numero cinque.  Il duello con i Celtics sembra abbastanza equilibrato e potrebbe pendere a favore dei Falchi nel caso in cui tornasse un Al Horford almeno all’80% delle sue potenzialità (è bene sottolineare, però, che per ora non c’è nessuna data certa del rientro in campo del lungo).
La novità della stagione 2011/12 è sicuramente rappresentata dagli Indiana Pacers.  Il presidente Larry Bird ha usato i pochi giorni di mercato per fare arrivare David West da New Orleans che si è ambientato alla perfezione nel giovane nucleo dei Bianco-Blu. Dodici mesi fa Indiana venne travolta 4-1 dai Bulls, ma  quest’anno  la musica sembra destinata a cambiare: l’ex-club di Reggie Miller vanta il fattore campo a favore, il terzo miglior record di tutta la Eastern Conference ed una serie di ottimi giocatori che mettono i risultati della squadra prima dei record personali. Il “tallone d’Achille” dei Pacers è appunto la giovane età e inesperienza nella post-season di buona parte della rosa (gli unici veterani sono Barbosa e West), ma Indiana potrebbe continuare a stupire come del resto ha fatto per tutto il campionato. A vedersela con i Pacers ci sono i Magic che ancor prima dell’inizio del campionato erano in balia delle voci sul futuro di Dwight Howard. La stagione è poi proseguita con l’annullamento volontario di Howard della clausola per diventare free-agent quindi con la richiesta, sempre da parte di DW12, della “testa” di Stan Van Gundy per convincerlo a restare nei Magic. Un paio di settimane fa, però, Howard è uscita di scena causa dolori alla schiena ed ora i Bianco-Blu si apprestano a disputare una post-season senza fattore campo, senza Dwight e con un coach (probabilmente) destinato ad andarsene appena terminati i playoffs. Prevedere una lunga permanenza nella post-season a queste condizioni è praticamente impossibile.
La Eastern Conference si chiude con una sfida che ricorda quelle degli anni 90: Heat Vs Knicks. All’epoca a darsi battaglia erano Patrick Ewing, Charles Oakley e John Starks contro Alzono Mourning, Tim Hardaway e Jamal Mashburn. Oggi nel pitturato non troviamo più grandi nomi come quelli del passato, ma le emozioni non dovrebbero mancare con il big three (James-Wade-Bosh) messo di fronte a Anthony, Stoudemire e Chandler. Ovviamente i favoriti sono i vice-campioni Nba, ma  la Grande Mela cercherà comunque di mantenere l’onda positiva nata con il passaggio di Mike Woodson nel ruolo di coach e capace di far qualificare i Bianco-Arancio con il piazzamento numero 7.

Nella Western Conference San Antonio si ripete al numero uno di un campionato giocato a dir poco egregiamente (50-16) nonostante l’assenza prolungata di Manu Ginobili. Su tutta la stagione dei Texani, però, c’è sempre stata l’ombra di quanto accaduto 12 mesi fa: ottimo campionato, ma umiliante prestazione nella post-season con eliminazione al primo turno per mano dei Memphis Grizzlies (qualificati come numero 8). Dunque per Duncan, Parker e  Ginobili i playoffs 2012 sono una possibilità per redimersi e secondo il parare di molti questa potrebbe essere l’ultima vera occasione per gli Spurs di raggiungere il titolo che manca da ormai 4 anni (l’ultimo nel 2007).  A fare da “vittima sacrificale” degli Spurs troviamo gli Utah Jazz. Il club targato Salt Lake City si è qualificato a discapito di Houston e Phoenix solo nell’ultima settimana di stagione regolare  ed il semplice fatto di essere fra le otto migliori franchigie della Western rappresenta un punto di partenza. Per Utah, infatti, si tratta del primo anno completo senza Deron Williams e soprattutto Jerry Sloan.  Millsap ha trovato il giusto equilibro con Jefferson formando un’ambata “Centro-Ala Grande” come i tifosi dei Jazz non vedevano da tempo. Pure Devin Harris è tornato quello dei tempi d’oro di Dallas ed è su questi tre giocatori che i Bianco-Viola fonderanno il loro futuro.
Memphis, come Indiana nella Eastern Conference, ha stupito tutti nella Western giocando per buona parte senza uno dei propri uomini cardine (Zach Randolph) e comunque riuscendo a macinare vittorie su vittorie sino ad ottenere il quarto piazzamento nel tabellone della post-season. Sulla striscia di quanto accaduto nel 2011, eliminazione a sorpresa degli Spurs e accesso al secondo turno dove si arresero solo dopo 7 partite con i Thunder, i Grizzlies hanno trovato in Rudy Gay (19 punti di media), Marc Gasol (8.9 rimbalzi) e Mike Conley (6.5 assists ed oltre 2 recuperi a partita) gli uomini giusti con i quali costruire un record di 41-26 ed ottenere il fattore campo a favore per affrontare i Los Angeles Clippers.  A proposito di Clips pure loro rappresentano una “novità” perché mancano da una partita di post-season dal 2006 stagione nella quale arrivarono sino alle semi-fnali di conference dove furono eliminati da Phoenix alla settima gara. Da allora la rosa si è trasformata completamente e oggi gli uomini franchigia sono il rookie dell’anno classe 2011 Blake Griffin e quello classe 2006 Chris Paul. Fatta di alti e bassi la stagione dei Bianco-Rossi si è conclusa ad appena una vittoria di differenza dai cugini “famosi” dei Lakers (40-26 LAC e 41-26 LAL) quindi dal titolo della Pacific Division.  Con Chanuncey Billups le speranze dei Clips sarebbero indubbiamente più alte, ma alle avversarie dei Clippers conviene stare molto ben attente perché Blake e soci sono stati in grado di vincere ben 14 delle ultime 19 partite.
Restiamo a Los Angeles per spostarci sul lato Lakers dove la brutta figura dell’ultima post-season ( netta eliminazione di 4-0 per mano dei Mavs nelle semi-fianli 2011) ha messo in moto una rivoluzione del club toccando coach (partito Jackson) e giocatori (Odom e Fisher) senza contare le voci sulla possibile cessione di Pau Gasol durante sino a inizio Marzo (quando si concluse il mercato). Dunque problemi e distrazioni (fra l’altro Kobe impegnato pure nel divorzio dalla moglie) non sono mancaea in casa dei Giallo-Viola i quali, però, non hanno ceduto alla “tentazioni” compilando un discreto record di 41-25. Con Kobe sul terreno di gioco ogni traguardo diverso dall’anello sarà considerato un fallimento in casa Lakers che si preparano ad affrontare la post-season con diverse assenze importanti. La prima è  quella di Phil Jackson (sostituito da Mike Brown), la seconda è quella di Derek Fisher nel ruolo di play (nel corso degli anni i suoi tiri nei momenti chiave sono valsi non poche partite decisive ai Giallo-Viola)  ed infine la terza sarà l’assenza forzata di Wolrd Peace (Ron Artest) a causa dell’espulsione di sei match inflittagli dalla lega per il fallo ai danni di James Harden. Ad incrociare la via del secondo team più vincente nella storia della NBA saranno i Nuggets di Danilo Gallnari. L’ultima volta che Denver e Lakers si incontrarono in  un turno di post-season risale al 2009 quando i Giallo-Viola eliminarono nelle finali di conference Denver per accedere alle Finals (e vincere 4-1 sui Magic). Sono passati tre anni da allora, ma oggi il team guidato da George Karl ha un assetto completamento differente. Le “Pepite”, infatti,  sono state capaci di agguantare un posto nelle migliori otto nonostante nel proprio roster non ci sia nessuna stella “assoluta”, a differenza del 2009 quando tutto ruotava intorno ad Anthony, come testimoniano i cinque giocatori in doppia cifra di media ed i due ad un passo dal raggiungerla.  Pilotati da Andre Miller (6.7 assists), trascinati da Lawson (16.4), Afflalo (15.2), Gallinari (14.6) e Harrington (14.2) Denver cercherà di fare del suo meglio per far dimenticare definitivamente ai propri tifosi l’era “Melo”.
L’ultimo (primo) round mette di fronte Thunder e Mavs ovvero due club che dodici mesi fa hanno lottato per l’accesso alla finale. A vincere, come tutti sappiamo, sono stati i Mavs poi capaci di laurearsi campioni Nba e quindi in questa edizione dovrebbero cercare il re-peat. Tuttavia il solo passaggio del primo turno, almeno sulla carta, per i Texani rappresenta un’impresa titanica. Fallito l’innesto di Odom e persi tanti giocatori “utili” della panchina (Stojakovic, Barea, Stevenson, Butler) e titolari (Chandler) i Mavs si son qualificati con il settimo piazzamento facendo sorgere dubbi sulla possibilità di ripetersi anche ai loro tifosi più fedeli.  Il fatto di dover incontrarsi al primo turno con i Thunder non aiuta di sicuro. Infatti se Dallas sembra trovarsi in un momento poco felice (confermato dal fatto che si stia già pensando al mercato), la situazione di OKC è diametralmente opposta: caricati dalla passata corsa nella post-season, i giovani Thunder hanno subito preso di punta la stagione 2011/12, issandosi ai vertici della Conference e chiudendo con il secondo miglior record della Western. Il motore continua ad essere l’asse Durant-Westbrook con il preziosissimo aiuto dalla panchina di James Harden (le cui condizioni, però, continuano ad essere incerte per via della gomitata alla tempia ricevuta da Artest). Ibaka e Perkins (innestatosi alla perfezione) pattugliano il verniciato e nello spogliatoio si può contare pure su un veterano del calibro di Derek Fisher. Inutile dire che per OKC l’unico risultato accettabile, visti gli scorsi playoffs e l’andamento di questa stagione, sia almeno il raggiungimento della Finale.Come al solito, anche per questi Playoffs edizione 2012, la parola d'ordine e' sempre la stessa:
Enjoy The Game!