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Nba Playoffs 2008

Nba Playoffs 2008
Il tabellone della Eastern Conference si apre con  una sfida dove si affronteranno Boston e Atlanta ovvero due team che hanno come unica cosa in comune: quella di non disputare la post-season da ormai diverse stagioni. Gli Hawks non facevano registrare una partita dopo la meta’ di Aprile dal 1999 ma quest’anno, approfittando delle crisi di tante altre squadre (come Bulls, Pacers, Nets e Heat), quando a meta’ stagione hanno visto il loro record vittorie/sconfitte ancora vicino al 50% si sono mossi sul mercato aggiungendo un playmaker come Mike Bibby al fianco di Joe Johnson, Josh Smith e Josh Childress. La trade ha dato i frutti sperati tuttavia il destino dei Falchi, in grado di qualificarsi solo un paio di settimane fa, sembra’ gia’ segnato perche’ dovranno affrontare la squadra piu’ vincente della lega (66-16) ovvero i Celtics. Boston era dal 2005 che non accedeva alla post-season e l’unico nesso con quella squadra e’ Paul Pierce. Tutto il resto  del quintetto e’ stato rivoluzionato la scorsa estate con l’arrivo di Ray Allen da Seattle e Kevin Garnett da Minnesota. I Bianco-Verdi, detto senza troppi giri di parole, sono stati costruiti da Danny Ainge per vincere il titolo numero 17 della loro storia e  non a caso risultano la squadra piu’ “quotata” di tutta la Lega. Un risulto al di sotto delle finali Nba per loro sarebbe un fallimento.
La post-season 2008 ci riproporrà per la terza volta il duello al primo turno fra Washington e Cleveland sino ad oggi a senso unico perche’ sia nel 2006 che nel 2007 vinsero i Cavs. Lo scorso anno la franchigia dell’Ohio passeggio’ su quella della Capitale degli Stati Uniti priva di Butler e Arenas. In questa edizione dovrebbe esserci tutti e due ma le loro condizioni di salute saranno da valutare perche’ entrambi sono stati a lungo infortunati nel corso del 2007/08. Proprio a questo riguardo le condizioni fisiche del ginocchio di Gilbert Arenas, operato due volte nel giro di un anno, saranno fondamentali affinche’ Washington possa realmente competere con Cleveland. I Cavs aprono i playoffs come franchigia vice-campione NBA ma del team in grado di arrivare sino alla Finals 2007 (dove furono spazzati via 4-0 dagli Spurs) resta ben poco perche’ la trade di meta’ stagione (con Bulls e Sonics) ha rivoluzionato il quintetto. Tuttavia il nuovo nucleo al fianco di James non ha mai convinto al 100% ed i playoffs saranno il banco di prova decisivo per vedere se scommettere su Big Ben Wallace, Joe Smith e Wally Szczerbiak sia stata una mossa realmente utile.
Parecchie squadre, all’est e all’ovest, quando un anno si qualificano come ottave la stagione seguente finiscono per essere escluse dai playoffs. Non e’ il caso dei Magic i quali, arrivati ottavi (e spazzati via 4-0) nell’edizione 2007, si sono rinforzati con Rashard Lewis e grazie all’esplosione di Hedo Turkoglu (candidato giocatore piu’ progredito della stagoine),  alla crescita di Dwight Howard (destinato a diventare il centro piu’ dominante della Lega) e alla guida di Van Gundy hanno compilato una stagione regolare da oltre 50 vittorie (era dai tempi di Shaquille O’Neal che i Magic non concludevano con piu’ di 50 “w”). Il nucleo base dei Magic e’ molto giovane percio’ prevedere sino dove riusciranno ad arrivare non e’ facile, tuttavia non ci sarebbe da stupirsi se tagliassero il traguardo delle Finali di Conference. Ad affrontare i Magic ci sara’ una delle squadre piu’ “deludenti” del campionato i Raptors. L’etichetta di “deludenti” sui Raptors viene posta dallo stesso Colangelo, GM del Team, il quale avrebbe voluto che le 47 vittorie del 2006/07 aumentassero ed invece sono diminuite a quota 41. Se da una parte e’ innegabile che i Canadesi siano stati falciati dagli infortuni (Ford, Garbajosa, Bosh, Bargnani) dall’altra e’ altrettanto vero che il nostro connazionale Bargnani, dopo una buona annata da rookie, e’ calato in tutti i suoi numeri. La stampa , visto il successo di Roy, inizia a criticarlo ma nei playoffs non sara’ l’unico a trovarsi nel mirino della critica perche’ Bosh (uomo franchigia) deve ancora dimostrare di essere un giocatore da playoffs in grado di trascinare il suo team oltre il primo turno. Le sfide nella Eastern si chiudono con Pistons-76ers altro “deja-vu” gia’ visto nel 2005 quando i Bad Boys trionfarono 4-1 sui ragazzi della Citta’ dell’Amore Fraterno. Ad eccezione di Ben Wallace il quintetto dei Pistons e’ rimasto immutato ed anche quest’anno cerchera’ di raggiungere la finale NBA (dal 2004, anno in cui vinse il titolo, Detroit come minimo arriva sino alla Finale di Conference). Rispetto a 12 mesi fa, quando furono sconfitti dai Cavs per 4-2, hanno deciso di non rinnovare Chris Webber ma piuttosto di puntare sui giovani come Afflalo, Stuckey  o Maxiell. Ora e’ il momento di vedere se la decisione dara’ i frutti sperati. Restiamo in tema “giovani” per introdurre i 76ers alla loro prima apparizione nei playoffs post-Iverson. Per i giovani leoni guidati da Mo Cheeks giungere sino alla post-season e’ un traguardo a dir poco inaspettato (ad inizio stagione nessuno avrebbe scommesso su di loro un centesimo) ed invece Iguodala, Miller, Green, Williams e soci non solo si sono qualificati ma hanno chiuso anche al settimo posto. Una loro vittoria contro i veterani di Detroit e’ improbabile ma di sicuro sono proiettati per essere la squadra del domani.

All’ovest, dove mai come quest’anno gli equilibri sono sottilissimi, si laureano come vincitori della Western Conference i Lakers. L.A. inizio’ l’anno con tanti punti interrogativi ed un Bryant “arrabbiato” perche’ le sue richieste di “aiuto” (minaccio’ anche di andarsene) non  vennero ascoltate dalla dirigenza. All’unico acquisto estivo (Fisher), pero’, durante il corso della stagione regolare si e’ affiancato l’ex-Grizzlies Pau Gasol. L’arrivo del Catalano ha fatto “bene” pure a Odom il quale, non piu’ destinato ad essere il secondo uomo franchigia, ha aumentato il suo rendimento. Bryant, abbandonate le vesti dell’egoista “Mr.81”, e’ stato autore di una stagione da vero MVP e non a caso i suoi Lakers concludono ai vertici di tutta la Conference. Il primo turno dei Giallo-Viola li vedra’ impegnati con i Nuggets.  Denver e’ alla quarta apparizione consecutiva nei playoffs ma le “Pepite” per qualificarsi hanno dovuto sudare sino alla penultima giornata di campionato quando la vittoria dei Suns sui Warriors ha messo definitivamente KO le ambizioni di Golden State. Il punto debole della squadra di Karl continua ad essere il ruolo di playmaker, coperto marginalmente da Iverson ma manca un giocatore di ruolo, e le distrazioni causate da Carmelo Anthony (recentemente arrestato per guida in stato di ebbrezza) potrebbero causare l’ennesima eliminazione al primo turno (sino ad oggi i Nuggets di ‘Melo non hanno mai superato gli ottavi).
L’altranno furono necessarie sette partite per decidere il risultato di Jazz Vs Rockets e alla fine, in una serie dove il fattore campo fu sempre rispettato, trionfarono gli uomini di Jerry Sloan. Oggi le squadre che si affrontano sono pressoche’ identiche ma Utah parte come favorita  grazie alla crescita generale di tutto il nucleo del team (composto da Boozer, Deron Williams, Okur, Kirilenko) e all’ennesima assenza di Yao Ming (fermo da meta stagione per microfrattura al piede). Comunque Houston non e’ da sottovalutare perche’ priva di Yao e’ stata in grado di vincere buona parte delle ventidue vittorie consecutive ottenute fra il mese di Gennaio e quello di Marzo. Per competere  i Rockets avranno bisogno di un T-Mac ai massimi livelli ma anche dal supporto di Mutombo, Bobby Jackson (acquistato per Wells a stagione in corso), Alston e del rookie “prodigio” Scola. T-Mac avra’ l’ennesima chance per vincere una serie di playoffs cosa che ad oggi non gli e’ mai riuscita (nemmeno ai tempi dei Magic).
La terza “sfida” si preannuncia a dir poco infuoca perche’ mette a confronto due team che lo scorso anno si incontrarono nelle semi-finali di Conference: San Antonio e Phoenix. Ad avere la meglio furono gli Spurs e molti tifosi dei Suns ancora si lamentano del duro fallo di Horry su Nash che ebbe come conseguenza un momento di tensione generale dove, pero’, Amare Stoudemire si alzo’ dalla panchina per entrare in campo. Il regolamento della NBA parla molto chiaro in questo caso: sospensione nella partita seguente. Il match successivo era Gara 6 e gli Spurs, avanti 3-2, chiusero facilmente  la serie sul 4-2. Gli Spurs, che poi si laurearono campioni NBA, sono rimasti gli stessi (Duncan, Ginobili, Parker, Bowen, Horry, Finley) con le addizioni di Kurt Thomas e Damon Stoudamire. I Texani tentano di compiere un'impresa finora per loro impossibile: vincere due annelli consecutivi. Invece i Suns, sotto la guida del nuovo Gm Steve Kerr (ex-Bulls/Spurs cinque volte campione NBA), hanno aperto il campionato con la stessa squadra per poi rivoluzionarla cedendo Marion in cambio di Shaquille O’Neal. L’addizione del Diesel stravolge il tipo di gioco fatto da D’Antoni e non a caso, infatti, si ipotizza che un fallimento del team dell’Arizona avrebbe come conseguenza la decisione di andarsene di Mike (contrario alla trade) dalla panchina dei Suns (passera’ ai Raptors?). Il pubblico dell’Arizona si attende uno Shaq in versione playoffs ovvero affamato di rimbalzi e pronto a fare la differenza in attacco. L’eta’, ormai piu’ di 35 anni, si fara’ indubbiamente sentire ma l’importante e’ che il Diesel non giochi come nell’ultima edizione di postseason, 2007, dove non a caso gli Heat furono spazzati via 4-0 per mano dei Bulls. L’ultima sfida della Western Conference mette a confronto gli Hornets contro i Mavs. New Orleans proviene da un campionato a dir poco STRABILIANTE: dati da tutti come squadra destinata a galleggiare nella mediocrita’, gli Hornets si sono imposti fin dall’avvio di campionato e grazie a Chris Paul, David West, Peja Stojakovic e Tayson Chandler non solo vincendo la durissima South-West Division (dove ci sono Huoston, San Antonio e Dallas) ma concludendo anche come secondi della Conference. Il comportamento di CP3, candidato MVP per la stagione 07/08, e dei suoi colleghi nei playoffs e’ un incognita perche’ e’ la prima volta che questo nucleo, allenato da Byron Scott (potenziale vincitore del premio Coach of the Year), arriva alla post-season. Qualsiasi risultato riescano ad ottenere, pero’, questa annata sara’ per sempre ricordata negli annali degli Hornets. Chiudiamo con Dallas che per certi versi ha seguito le orme di Phoenix: sconfitta pesantemente agli scorsi playoffs (eliminazione per mano dei Warriors ovvero l’ottavo team) in estate non hanno ricostruito, ma dopo un discreto avvio di campionato hanno deciso di cedere il loro playmaker del futuro Harris per un veterano come Jason Kidd. La trade, almeno sino ad oggi, non ha dato i frutti sperati ed infatti Dallas, al posto di migliorare la propria posizione in campionato, e’ peggiorata riuscendo a qualificarsi solo un paio di settimane fa. I playoffs saranno un banco di test senza appelli anche per i Mavs: se riusciranno a farsi strada nella caldissima Western Conference allora la trade verra’ ricordate come una mossa “geniale”, altrimenti cedere un giovane come Harris per un veterano come Kidd (talento cristallino ma a fine carriera) potrebbe causare non poche critiche nei confronti del team di Mark Cuban. Come al solito, anche per questi Playoffs edizione 2008, la parola d'ordine e' sempre la stessa:


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